Barcellona (askanews) - Mai si era vista prima a Barcellona una manifestazione per l'unità della Spagna di tale entità. Ma sulle cifre della partecipazione è scattata la polemica: 350.000 persone secondo la polizia municipale, 950.000 secondo gli organizzatori, che hanno portato a Barcellona 185 pullman e numerosi treni ad alta velocità da altre zone della Spagna.
In generale la marcia si è svolta in modo pacifico, ma non sono mancati insulti e tentativi di aggressione ai mossos d'esquadra, la polizia autonoma catalana accusata dagli unionisti di non aver applicato la legge il giorno del referendum.
Gli episodi più gravi però hanno coinvolto la stampa: un fotografo è stato ferito alla testa e diversi giornalisti della TV pubblica catalana TV3, della TV basca e di TeleCinco sono stati insultati e minacciati dai manifestanti. Oltre alla manifestazione principale, ce n'è stata un'altra a cui hanno partecipato esponenti di gruppi dell'estrema destra spagnola come la Falange: le due marce sono confluite durante parte del percorso.
In piazza la folla ha cominciato a gridare in massa "Puigdemont in prigione!", riferendosi al presidente del governo autonomo catalano Carles Puigdemont.
In prima fila tra i sostenitori della manifestazione per l'unità della Spagna anche lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa: "Il nazionalismo sta causando rabbia anche in Catalogna. Per questo siamo qui. Per fermarlo"
Stesso concetto espresso dai manifestanti. "Loro si credono migliori perché la regione è prospera. Sì bisogna riconoscerlo, su questo siamo tutti d'accordo, ma non è una ragione per staccarsi e dividersi"