Italia

Pensioni: dal 1992 a oggi la lunga stagione delle strette

di Nicoletta Cottone

Dopo 10 anni le uscite di anzianità tornano nel panorama previdenziale italiano. Il governo giallo-verde di Giuseppe Conte punta a introdurre quota 100 con 62 anni di età. 1992, riforma Amato. Pensione di vecchiaia elevata a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Blocco pensioni di anzianità per tutto il 1993. 1993, governo Ciampi. Penalizzazione economica per pensioni di anzianità del pubblico impiego. Revisione integrazione al minimo. Via dal calcolo della pensione gli anni peggiori. 1994. Governo Berlusconi. Accelerazione dell'andata a regime del pensionamento di vecchiaia a 65/60 anni. Nuovo blocco per le pensioni di anzianità. 1995, Governo Dini. In pensione a 57 anni e 35 di contributi. O con 40 anni di versamenti. Sistema misto: retributivo/contributivo. Per i nuovi assunti dal 1/01/96 solo calcolo contributivo. 2004, riforma Maroni. Il dipendente privato può posticipare la pensione: 32,7% in più in busta paga. Dal 2008 in pensione a 60 anni di età e 35 di contributi. O con 40 anni di contributi. O con età di vecchiaia. 2008, riforma Prodi. Cancellato lo “scalone” di Maroni. Pensioni di anzianità: 95 (età minima 59 anni) per 2009 e 2010; 96 (età 60) per 2011 e 2012; 97 (età 61) dal 2013. Autonomi: più un anno di contributi. 2011, riforma Fornero. Dal 2012 età per la vecchiaia 66 anni per gli uomini e 62 per le donne. Parificazione graduale nel 2018. L'anticipata sostituisce l'anzianità: 42,1 anni uomini e 41,1 donne. 2016, governo Renzi. Flessibilità in uscita, cumulo gratuito e Ape sociale e di mercato che consentono uscita a 63 anni e 20 di contributi. Anticipi per gravosi e usuranti. Pensioni basse: si allarga la 14esima.
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