Il problema della piattaforma Rousseau è doppio. Di sicurezza della piattaforma digitale e di certificazione del voto. Nel corso degli ultimi due anni sono state numerose le incursioni informatiche. Lo scorso 6 settembre ad esempio un hacker pubblicò le email, le password e i numeri di telefono del vicepremier Luigi Di Maio, dei ministri delle Infrastrutture Danilo Toninelli e della Giustizia Alfonso Bonafede, evidenziando le falle della piattaforma. Le incursioni degli hacker hanno attirato l'attenzione del Garante della privacy, che il 2 gennaio 2018, a ridosso delle parlamentarie per la scelta dei candidati delle elezioni di marzo, evidenziò le falle, le incertezze, i buchi e i troppi episodi di violazione del sistema, che non tutelavano a sufficienza i dati degli iscritti. Nel bocciare il sistema delle votazioni online dei Cinque stelle, il Garante ha suggerito modifiche da apportare e ha comminato una sanzione di 32mila euro. Non solo. Manca spesso un ente terzo di controllo che certifichi la correttezza del voto. Il Movimento 5 stelle ha commissionato la certificazione del voto sul web soltanto due volte: in occasione delle Quirinarie 2013 e per la votazione del “Non Statuto” nel 2016. In tutti gli altri casi (oltre 70) il voto non è stato certificato.
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