Nel film “Silence” di Martin Scorsese - e nell'omonimo romanzo di Shusaku Endo da cui e' tratto - il protagonista e' il gesuita portoghese Sebastiao Rodrigues. Ma la vicenda storica riguarda un gesuita italiano, Giuseppe Chiara, venuto nel 1643 in Giappone alla ricerca del padre apostata Cristovao Ferreira. Dalla sua complessa vicenda Endo trasse ispirazione per il romanzo.
La stele funeraria di Chiara sta oggi al seminario salesiano di Chofu, vicino a Tokyo, di fianco al centro culturale e museo dedicati al venerabile salesiano Vincenzo Cimatti. All'interrogatorio di Chiara e dei suoi compagni catturati il 20 ottobre 1643 fu presente Ferreira, come risulta da una immaginario disegno pubblicato dall'olandese Montanus fatta in base alla descrizione di alcuni mercati olandesi presenti. Ferreira cerco di convincerli ad abiurare, con successo agevolato dalle torture, e poi mori' a Nagasaki dopo aver avuto un figlio e due figlie dalla moglie che gli era stata imposta (forse erano - o alcuni di loro - risalenti al precedente matrimonio della donna). Una figlia sposo' un medico, Sugimoto Chukei, i cui discendenti servirono il governo come medici. E a Tokyo c'e' la sorpresa al tempio Zuirinji di poter vedere la stele funeraria della famiglia che risale al Ferreira: l'elenco dei nomi inizia con il suo nome buddista postumo. Due casi paralleli di abiura sotto tortura dunque e tra persecuzioni e dilemmi religiosi, il film di Scorsese interroga la coscienza contemporanea
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