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"Made in Bangladesh", a Dacca i lavoratori del tessile in rivolta

  • 01:38

Dacca, 10 gen. (askanews) - Quinto giorno consecutivo di proteste dei lavoratori del tessile a Dacca, in Bangladesh. Gli operai chiedono salari più alti, dopo i violenti scontri avvenuti contro la polizia, mentre in molti luoghi i lavoratori hanno incrociato le braccia fuori dalle fabbriche.

Mercoledì, nel quarto giorno di proteste, i poliziotti sono ricorsi agli idranti per disperdere la folla di circa 10.000 manifestanti che aveva bloccato una delle principali arterie stradali alla periferia di Dacca, mentre in 50.000 erano usciti dalle fabbriche per scioperare. Un lavoratore è stato ucciso e altri 50 sono rimasti feriti inoltre martedì, dopo che gli agenti hanno esploso proiettili di gomma e sparato gas lacrimogeni contro circa 5.000 manifestanti.

L'industria del tessile e dell'abbigliamento in Bangladesh, circa 4.500 aziende, ha esportato vestiti per il valore di oltre un miliardo l'anno scorso, merce destinata a grandi catene come H&M, Walmart, Tesco, Carrefour e Aldi.

Le proteste sono il primo grande test per la premier Sheikh Hasina, da quando è stata eletta per la quarta volta il 30 dicembre scorso, in una tornata elettorale segnata da violenze, arresti, brogli e intimidazioni.

Il Paese ha raddoppiato lo stipendio minimo mensile per il settore del tessile, che conta 4 milioni di lavoratori, a dicembre, ma secondo i lavoratori più anziani l'aumento è stato inferiore, mentre secondo i sindacati esso non è sufficiente a compensare l'incremento dei prezzi degli ultimi anni. Un settore divenuto famoso anche per le condizioni di lavoro non sicure: nel 2013 proprio a Dacca morirono più di 1.130 persone nel tragico crollo del Rana Plaza.

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