Spicca un semicerchio sopra l'edificio del reattore numero 3 alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi: sono i lavori preliminari per cominciare a rimuovere le barre di combustibile spento, ma solo dalla meta' dell'anno prossimo. Oltre sei anni e mezzo dopo il disastro provocato dal terremoto e tsunami dell'11 marzo 2011, il processo di decommissionamento della centrale e' in grave ritardo: la rimozione del combustibile dalle unita' 1 e 2 inizierà solo nel 2023, mentre per la rimozione dei noccioli fusi dei tre reattori si deciderà il metodo solo nel 2019: la tecnologia necessaria e' ancora in fase di sviluppo. Nella vicina Naraha e' sorto un grande centro tecnologico che riproduce in scala reale gli edifici dei reattori per testare i robot necessari , dopo vari fallimenti. La radioattivita' ancora troppo alta all'interno dei reattori ha messo fuori uso vari costosissimi robot: si cercano soluzioni piu' avanzate. La radioattività e' calata di molto nell'area, ma continua ad accumularsi acqua contaminata al ritmo di almeno 150 tonnellate al giorno, stoccata in quasi mille contenitori. I pescatori si oppongono al piano della Tepco di rilasciare nell'oceano acqua contaminata da trizio: temono che possa vanificare i loro sforzi di ripresa. I volumi della pesca sono solo l'8% rispetto prima del disastro, anche se da due anni non si riscontrano problemi di radioattività'. Al Centro tecnologico per l'agricoltura si testano ogni giorno numerosi prodotti agricoli per accertare i livelli radioattivi: le autorità sottolineano che il made in Fukushima ora e' sicuro, secondo le regole più stringenti al mondo che sono state adottate. L'economia della provincia soffre ancora, anche se il Pil risulta in aumento, ma solo per la frenesia da costruzioni e per i quasi 7mila lavoratori che ogni giorno operano alla centrale. Ancora 58mila persone risultano evacuate. Il turismo straniero non e' ancora ritornato, nonostante il record di arrivi su scala nazionale