Il coronavirus l'ha colpita insieme ai suoi familiari e all'intero palazzo dove abita a Milano, a fine marzo. C'è stata una incursione nella vita privata della presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia nel corso della conversazione con Paolo Mieli a Castiglioncello (Livorno), nel giorno della consegna alla professoressa del Premio speciale Cultura Politica, intitolato a Giovanni Spadolini. «Una grandissima preoccupazione per l'istituzione di cui ero alla guida. La Corte non può fermarsi», ha raccontato la prima presidente donna dell'Istituzione. Fortunatamente nessuno ha avuto complicazioni che rendessero necessario un ricovero. «Ci siamo sentiti in buone mani, benché regnasse il caos in Lombardia». Le attività della Corte non si sono mai fermate, grazie al lavoro da remoto. «Non ti rendi conto di come puoi averlo contratto. Fai attenzione, metti la mascherina, lavi le mani, metti i guanti, usi l'igienizzante. Ti sembra di aver fatto tutto, ma veramente è un nemico invisibile, che è la cosa più sconcertante». Ha raccontato della solidarietà di vecchi studenti, amici, vicini di casa e della positività che è emersa in quel momento.
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