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Biden incontra Xi Jinping a San Francisco, prove di distensione tra Usa e Cina

<p>San Francisco 16 nov. (askanews) - Prove tecniche di distensione tra Cina e Stati Uniti. Il presidente americano Joe Biden ha incontrato a San Francisco, in California - nella villa che fu il set della soap opera Dinasty - il collega cinese Xi Jinping, trovando con lui importanti intese su argomenti caldi come Intelligenza artificiale, cambiamenti climatici e la lotta alla droga Fentanyl. Restano le incognite dei dazi doganali e di Taiwan ma quel che è certo è che non è più il tempo dei palloni spia "Made in China" abbattuti nei cieli americani.</p><p/><p>Al termine del lungo faccia a faccia, i due leader hanno concordato di riprendere in mano il telefono, quando occorre e parlarsi di persona, stessa cosa potranno fare i rispettivi vertici militari "sulla base dell'uguaglianza e del rispetto", soprattutto alla luce di quello che sta accadendo, in questi giorni, tra Israele e Hamas e Russia e Ucraina. </p><p/><p>"Il mondo è abbastanza grande per la convivenza tra Cina e Stati Uniti - ha detto Xi Jinping - credo che una volta aperta la porta alle relazioni, questa non sarà chiusa di nuovo; una volta iniziata, la causa dell'amicizia tra Cina e Stati Uniti non può deragliare a metà strada".</p><p/><p>Dal canto suo Biden, nel sottolineare gli importanti passi avanti fatti dopo questo vertice bilaterale, ha fatto sapere di aver chiesto a Xi Jinping di fare uno sforzo in più, anche con pressioni sull'Iran, per favorire una de-escalation nel conflitto tra Israele e Hamas e per l'attacco russo all'Ucraina.</p><p/><p>Pace fatta dunque? Non del tutto. Per rimettere tutto in discussione è bastato, infatti, uno scivolone di Biden sul finale quando, alla domanda dei giornalisti se chiamerebbe ancora Xi Jinping "dittatore" ha risposto, un po' goffamente:</p><p/><p>"Pensiamo che lo sia. È un dittatore nel senso che dirige un Paese comunista, basato su una forma di governo totalmente diversa dalla nostra".</p><p/><p>Parole che hanno fatto scattare l'immediata reazione di Pechino che ha parlato di "dichiarazione estremamente errata" e di "manipolazione politica".</p>
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