Shakerato, con latte scremato, di soia-riso-mandorla a parte, corretto, al vetro, in tazza grande, al ginseng, doppio, schiumato, marocchino, cappuccino, tiepido, con cacao, decaffeinato, d'orzo, di cicoria. Noi italiani siamo già abituati a bere il caffè in mille modi. Ora arriva anche quello americano.
Conta già più di 25mila coffee shop nel mondo, eppure fa notizia l'apertura del primo locale Starbucks in Italia – il 7 settembre in Piazza Cordusio a Milano (a seguire in corso Garibaldi, a Malpensa e in piazza San Fedele) perché il modello della catena americana si confronta con le tradizioni e (forse) il conservatorismo del Belpaese. L'avvento del brand nato a Seattle nel 1971 è stato annunciato quasi due anni fa e da allora l'attesa è stata fremente, soprattutto fra i teenager amanti del Frappuccino e caffè Mocha da gustare rigorosamente con cannuccia, affezionati ai divani e al wi-fi gratis “scoperti” nei negozi oltreoceano o nelle capitali europee...
continua a leggere l’articolo “Gli anti-Starbucks: viaggio nelle catene di caffetterie made in Italy ” (di Giambattista Marchetto) »