Milano, (askanews) - Spontini, la pizza al trancio milanese, punta a conquistare i palati di tutto il mondo. Dopo il Giappone, dove ha già due punti vendita, vola in Medio Oriente dove ha chiuso un accordo con il gruppo kuwaitiano Alshaya per un piano di aperture a lungo termine:
"E' un partner strutturato con cui abbiamo deciso di fare un percorso grande - ha detto ad askanews Massimo Innocenti, ceo di Spontini Holding - la prima fase prevede nei primi 7 anni almeno 34 aperture poi c'è una fase due dove andremo a toccare i Paesi del Nordafrica. E poi una fase tre che toccherà poi Turchia e Russia ma non è detto che dobbiamo aspettare i primi 7 anni per affrontare la fase due e tre, diciamo che abbiamo dato una scalettatura al nostro programma di sviluppo".
La prima pizzeria mediorientale inizierà a servire il classico trancio meneghino il 16 agosto nell'Avenue Mall di Kuwait city, dove nel 2016 anno sono passati 48 milioni di turisti. Ma non c'è solo l'estero nelle mire di crescita di Innocenti. Anche l'Italia, dopo le 5 aperture dello scorso anno, vedrà nuove inaugurazioni:
"Quest'anno il nostro programma prevede altre 5 aperture; la prima dell'anno che avverrà a Malpensa non è diretta ma in partenrship con MyChef, con l'ingresso finalmente nel settore aeroporti, ma soprattutto c'è Venezia subito dopo, una delle città più importanti in Italia che sarà la prima nostra vera apertura molto lontano da Milano".
C'è l'obiettivo di arrivare al sud, magari anche a Napoli ma non in città: "troppo presuntuoso", dice Innocenti che piuttosto pensa ad aprire nella stazione dell'alta velocità o in aeroporto.
Lo scorso anno per Spontini si è chiuso con un fatturato di 23,5 milioni di euro, oltre l'11% in più rispetto a un anno prima, che tradotto vuol dire più di 4milioni di tranci di pizza serviti nei 24 punti vendita. E quest'anno, ci si aspetta di crescere ancora con un piano di aperture così nutrito. Ma per finanziare questa espansione per il momento non c'è bisogno di ricorrere alla Borsa:
"Al momento nei nostri piani non c'è ancora l'idea della quotazione o di un fondo di equity. Siamo ancora in grado attraverso il nostro fatturato e l'appoggio delle banche di affrontare questa crescita interna. L'estero lo stiamo facendo in franchising, quindi non ha bisogno di grossi investimenti per cui al momento siam lontani dal pensare di chiedere aiuto in questo senso".