LAVORO: I NUMERI DELLA SETTIMANA

Quasi una donna su due discriminata nel lockdown

Per discriminazione di genere sul lavoro si intende la differenza di trattamento tra uomini e donne. Un fenomeno diffuso, che si è acutizzato nel periodo del lockdown.
La Survey di Inapp, l'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, “Dalla fase 1 alla fase 3: quale transizione per uomini e donne” ha osservato anche la dimensione delle discriminazioni.
Nel periodo che va dal 4 marzo 2020 in poi, le dinamiche lavorative, per chi ha lavorato in smart working o per chi ha svolto comunque le proprie prestazioni anche parzialmente da casa, non sono state “ordinarie”.
Dal campione analizzato, infatti, risulta che Il 43 % delle rispondenti donne con lavoro dipendente ha segnalato di aver subito una qualche forma di trattamento discriminatorio nel periodo indicato, contro il 23% degli uomini rispondenti. Nel lavoro autonomo indipendente la percentuale delle donne in queste situazioni sale all'80%.
Il legame con le tematiche della gestione familiare rispetto all'utilizzo di congedi o al subìto dileggio/esclusione con motivazione familiare, sono pratiche rivolte all'utenza prettamente femminile. Così come le richieste di “favorire le dimissioni volontarie”, rivolte esclusivamente a donne.
Quando il genere si aggiunge ad altri fattori che descrivono la condizione delle persone siamo in presenza di “doppia discriminazione”. È il caso ad esempio, come rileva sempre la survey, delle donne con disabilità in Smart working. Il 36% delle persone rispondenti con disabilità infatti lamenta di aver subito nel periodo in corso alcuni trattamenti discriminatori, in particolare
a) resistenze/opposizioni allo smart Working,
b) resistenze alla concessione di permessi o congedi
c) la proposta di favorire le dimissioni volontarie.
Tutti casi rivolti esclusivamente a donne.
Per approfondire
Lavoro, sfide e opportunità

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