Il lavoro cambia in maniera sostanziale grazie alla forte spinta tecnologica, ma il progressivo invecchiamento della forza lavoro avrà implicazioni negative sul mercato e richiederà uno sforzo importante per l'ottimale gestione delle diverse età dei lavoratori. Come risulta dall'elaborazione dei dati Istat di Inapp, l'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, l'Italia è uno dei paesi che invecchia più velocemente al mondo: l'età media della popolazione è passata da 41,9 del 2005 a 44,8 del 2019. L'età media degli occupati è passata dal 40,4 del 2005 a 44,6 del 2019.Le previsioni in merito alla struttura demografica nei decenni futuri rivelano una persistenza del processo di invecchiamento. In particolare subirà una flessione la popolazione in età attiva (tra 15 e 64 anni), con il rischio di minare la sostenibilità della crescita e del sistema di welfare.La quota di popolazione in età superiore a 64 anni passerà dall'attuale 32,1% al 32,2% nel 2040 per stabilizzarsi tra il 33% e il 34% nel 2050.L'incidenza della popolazione in età attiva, cioè tra 15 e 64 anni, diminuirà di poco meno di 10 punti percentuali, passando dal 63,0% del 2020 a valori intorno al 55% tra il 2040 e il 2050.Tra la popolazione in età attiva (15-64 anni) la quota di popolazione più anziana (50-64 anni) crescerà in fino al 2030, passando dall'attuale 34,8% al 37,6, per poi diminuire gradualmente negli anni successivi raggiungendo il 33,7% nel 2050.Di conseguenza, l'indice di dipendenza demografica, che misura il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) e la popolazione in età attiva (15-64 anni) subirà una crescita marcata, raggiungendo, dall'attuale 56,4%, un valore pari al 78,7% nel 2040. In termini assoluti ciò equivale a dire che non più di 33 milioni di persone dovranno sostenerne, oltre a se stessi, anche non meno di ulteriori 26 milioni. Attualmente 38,5 milioni di persone sostengono 21 milioni di persone oltre a se stessi.
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Lavoro, sfide e opportunità