Economia

L'Alba Marina del petrolio made in Italy

di Anna Migliorati

12 miglia dalla costa tra l’Abruzzo e il Molise, in acque territoriali italiane. Dalla costa si scorge solo nelle giornate serene, ma lì, nel cuore del mar Adriatico da quarant’anni vive una piccola comunità. È il campo petrolifero Rospo Mare, tre piattaforme di estrazione più grandi, una decina di pozzi e la Floating Storage and Offloading Alba Marina, ex petroliera che funziona da centro di stoccaggio, collegata da tubi sottomarini, cuore e cervello dell’impianto e “casa” per chi ci lavora, alternandosi per 15 o 28 giorni a bordo, altrettanti a terra. In quarant’anni da qui si è estratto il 13% del petrolio nel sottosuolo. Ora i carichi si alleggeriscono di anno in anno. Bisognerebbe spostare i tubi, ma mancano le autorizzazioni. Il petrolio di Rospo Mare non fornisce energia, serve per lo più per le infrastrutture, bitume in primis. Ma alleggerisce l’import dall’estero. La concessione è del governo italiano, a lavorare e investire una multinazionale guidata da un imprenditore greco, la Energean. Qui si guarda il mare, si lavora e ci si interroga sul futuro. Domande che attendono risposte e decisioni. E noi siamo andati a vedere come nasce in Adriatico il petrolio a Km zero.
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